mercoledì 25 novembre 2009
Pacchi a Venezia
I pacchi a Venezia devono circolare ed essere consegnati come in tutte le altre città. I pacchi a Venezia arrivano per la maggior parte tramite camion. Questi ormai da anni non hanno più accesso a Piazzale Roma, che è il principale terminal automobilistico della città, ma si devono dirigere verso l'Isola Nuova del Tronchetto o sulla riva di fronte all'entrata della Stazione Marittima, ma anche presso il Canal Salso di Mestre. Una volta scaricati a terra, i pacchi vengono messi su delle capienti imbarcazioni a motore, chiamate in veneziano "topi" e da qui comincia il loro viaggio in città. I conducenti dei "topi" devono individuare la riva più vicina al luogo di consegna dei pacchi. Per questo essi devono avere un'ottima conoscenza di Venezia e specialmente del suo intricato sistema di canali (ce ne sono oltre 200 in città). I conducenti devono inoltre rispettare i limiti di velocità e sapere lungo quale tragitto possono giungere alla propria destinazione, poiché in molti canali ci sono i sensi unici, proprio come nelle città di terraferma. Quando finalmente le imbarcazioni arrivano alla meta, si devono effettuare le operazioni di ormeggio e si deve scaricare la merce con una certa velocità per non intralciare il traffico acqueo. Per scaricare i pacchi, almeno quelli non troppo pesanti, si ricorre spesso al lancio degli stessi, il che consente di recuperare del tempo prezioso. Questi "corrieri" sono dei veri professionisti nel lancio del pacco (vedi foto) e lo dimostrano tutte le mattine. Quando tutti i pacchi sono infine scaricati si deve ricorrere all'uso di speciali carrelli per arrivare al punto esatto di consegna della merce. Questi trasporti addizionali spiegano come mai a Venezia i prezzi possano essere spesso superiori a quelli delle città di terraferma. I veneziani per poter risparmiare infatti si recano talvolta con l'autobus nei grandi supermercati presso Mestre e Marghera. Sommando gli alti affitti che sono costretti a pagare i commercianti al costo dei trasporti multipli della merce, si può capire perché il prezzo di un prodotto subisca un rincaro finale che è giustificato dai fatti ma mai veramente compreso da chi non vive a Venezia.
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Vivere a Venezia
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8 commenti:
Interessante post.
Vendevo carta, buste e quaderni a tipografie e cartolerie; quante e quante volte mi sono sentito nella necessità di dover caricare la mia macchina di tali merci per soddisfare richieste di urgenza; onde non perdere il cliente. Tento d'immaginare l'analogo lavoro che possa aver svolto l'ipotetico collega di Venezia, ma mi viene difficile pensarlo; e poi, comunque...non avrei proprio voluto essere nei suoi panni. Data la situazione del "traffico", e i "mezzi" di consegna di cui possono disporre, non credo che a Venezia Centro ci siano tipografie o litografie di grandi dimensioni, ma qualora vi fossero non si potrebbe mai pretendere da loro la "consegna tassativa per il giorno x", oltre che, ovviamente, non si potranno mai pretendere da loro sconti particolari.
Saluti.
Mario
Mario: Adesso capisco perchè qualche tempo fa mi avevi richiesto un post sui pacchi a Venezia: vendevi carte, quaderni e buste. Credo che fare simili trasporti con la macchina risulti tutto più semplice rispetto a Venezia, dove utilizzare la barca diventa un obbligo. Spero che la tua curiosità sia (almeno in parte) soddisfatta. Tipografie di grandi dimensioni a Venezia non ne esistono. Tuttavia qualche piccola tipografia resiste ancora in centro storico. Pensa che da ragazzo mi ricordo che c'era una tipografia perfettamente funzionante nell'Isola degli Armeni. Stampava libri e dava lavoro a qualche persona. Purtroppo adesso è chiusa.
Ciao.
Fausto
Fausto,
te lo sei cercato! Adesso mi devi parlare dell'isola degli Armeni, anche perchè, qui a Milano c'è (o c'era) l'Editore Armenia. E il titolare, che forse avevo conosciuto, era un armeno dal nome difficile da ricordare. In quel fine anni '70 editò una versione italiana del Corano, che il mio collega riuscì ad avere, in quanto suo cliente; io no. Peccato!
Ciao.
Mario
Mario: Anche l'Isola degli Armeni sarà tema in futuro di un articolo.
Ciao.
Fausto
Fausto,
pensa a come sono diventati d'attualità i commenti qui sopra: sul "vendevo carta" ho pubblicato ieri quel post dedicato al grande tipografo veneziano Aldo Manuzio, dove ho anche parlato della mia esperienza di venditore di carta a tipografie.
Entrambi qui sopra accenniamo a quella tipografia degli armeni, ebbene sull'Isola di San Lazzaro c'è stata la tipografia degli armeni (di proprietà del popolo armeno della diaspora - e c'è una bella storia, legata a Napoleone, che dovresti conoscere per scriverne un post). La tipografia è stata una delle più longeve al mondo. Neanche Napoleone la fece sopprimere, al contrario di altre che appartenevano ad ordini religiosi. E ciò lo fece in onore di suo cognato Murat che era di origini armene. La tipografia, nata nel XVI secolo, ha cessato definitivamente l'attività ne 1995, pochi anni dopo la caduta del Muro di Berlino (mi pare ci sia stato un nesso con tale fatto).
L'avevi poi fatto quel post?
Mario: Non so se ci sia un collegamento tra la chiusura di quella tipografia e la caduta del Muro di Berlino. Tuttavia fu un vero peccato sapere che la tipografia non c'era più. Forse gli aumentati costi di gestione, i trasporti e la lontananza da Venezia l'hanno costretta a chiudere i battenti.
Ciao.
Sì, a quanto pare fu proprio una concausa. Se tu mi farai avere foto recenti dell'Isola, in un prossimo post (fra 1 o 2 mesi) avrei in mente di parlare proprio degli armeni e di quella tipografia. L'argomento è davvero molto interessante: c'è di mezzo la diaspora armena, i monaci armeni, Napoleone, Byron e tanti altri.
Mario: Spero di trovare nelle prossime settimane il tempo necessario per andare sull'Isola degli Armeni, per scattare foto e documentarmi.
Ciao.
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